La riapertura delle indagini sul “caso Pantani“, a più di 10 anni dalla sua morte, è ancora agli inizi, ma un’ombra gigantesca e inquietante sembra si stia addensando sulla squalifica del “Pirata” del 1999 e anche sulla sua morte, il 14 febbraio 2004. Una riapertura delle indagini che, seppure agli inizi, sembrerebbe tirare in ballo Camorra e scommesse clandestine, sulla base si alcune dichiarazioni di Renato Vallanzasca, e che sembra mettere in discussione anche la morte del campione, inizialmente archiviata come suicidio.
Ora, a 15 anni di distanza dai fatti di Madonna di Campiglio, la Procura di Forlì indaga sulle ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva e alla truffa: il procuratore capo Sergio Sottani e il sostituto procuratore Luca Spirito, in sostanza, ipotizzano che i campioni di sangue di Marco Pantani per il controllo dell’ematocrito siano stati manomessi con l’intento preciso di escludere il Pirata dal Giro.
E perché escludere Pantani dal Giro? Perché, è l’ipotesi, erano troppe le puntate su Pantani vincente (e la sua vittoria in quel Giro era ormai quasi certa), un giro miliardario che rischiava di far saltare il banco dei gestori di scommesse clandestine.
Marco Pantani, “il Pirata“
Marco Pantani è nato a Cesena il 13 gennaio 1970. Ciclista su strada professionista dal 1992 al 2003 è considerato, insieme a Gino Bartali, Charly Gaul e Federico Bahamontes, uno dei più grandi scalatori di tutti i tempi.
Il Pirata ha ottenuto in totale 46 vittorie in carriera, vincendo un Giro d’Italia, un Tour de France, oltre a d una medaglia di bronzo ai mondiali del 1995.
Il 5 giugno 1999, durante il Giro d’Italia, a Madonna di Campiglio Marco Pantani viene sottoposto ai test antidoping. Nel suo sangue vengono rilevati valori di ematocrito superiori al consentito e ne deriva una squalifica e conseguente esclusione dal Giro.
Il 14 febbraio 2004 Marco Pantani è stato trovato morto in una stanza del residence ‘Le Rose‘ di Rimini, per arresto cardiaco dovuto a presunto eccesso di sostanze stupefacenti. Secondo quanto accertato dalla magistratura si trattò di suicidio. La famiglia del campione, e soprattutto la madre Tonina Belletti, non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio e in più circostanze ha chiesto la riapertura del caso.
Nel 2014 la procura di Rimini ha ufficialmente riaperto il caso, ipotizzando per la sua morte il reato di omicidio volontario.
(Fonti e Approfondimenti: Il Fatto Quotidiano – Ombre sulla squalifica di Madonna di Campiglio nel 1999 e sulla morte di Marco Pantani nel 2004)