Dino Cordenons, 58 anni, è stato accusato dai suoi vecchi amici di aver riscosso l’importo della vincita senza ripartirla equamente con il resto del gruppo. A suo carico la pubblica accusa ha ipotizzato il reato di appropriazione indebita, per la quale l’uomo rischia una condanna fino a 9 mesi, ma durante il processo sono emerse numerose contraddizioni.
La vicenda giudiziaria di Dino Cordenons e del suo ex-gruppo di amici è simile a quella dell’arzilla nonna di Pavia condannata per ‘appropriazione indebita’ di un Gratta e Vinci, o alla storia di due amiche di Latina finite in tribunale per un Gratta e Vinci conteso da 500.000€.
La vincita al Superenalotto contesa a Porcia (PN)
Da una parte ci sono Bruno Capovilla, Paolo Corradini, Stefano Cusini e Constantin Iancu che si sono costituiti parte civile nel processo e, per bocca dell’avvocato Eros Palei, chiedono un risarcimento di 67.535€ ciascuno, oltre a 20.000€ per i danni morali.
Dino Cordenons si difende sostenendo che gli altri membri del gruppo non versavano da ormai due mesi la quota di partecipazione mensile di 20€ prevista e che lui aveva continuato a giocare i numeri della combinazione fortunata al Superenalotto a titolo esclusivamente personale. L’avvocato Livia Diomede, difensore dell’uomo, inoltre sostiene che gli accordi di gioco non sono disciplinati da alcuna legge. Pertanto, quant’anche ci siano degli obblighi morali, il signor Cordenons non è imputabile.
«Abbiamo sempre pagato la quota – replicano i quattro amici – , il gruppo non si era sciolto». Il giudice onorario Andrea Scorsolini emetterà la sentenza a fine febbraio, dopo che la conclusione del procedimento è stata posticipata per permettere eventuali repliche.
(Fonti e Approfondimenti: Facebook – Pagina ufficiale di statistiche-lotto.it)